martedì 28 settembre 2010
Autogol
"Non ho cambiato una virgola di ciò che volevo scrivere, né me l’hanno chiesto". Luca Casarini - qui
"Nessuno mi ha mai rotto le palle perché sono di sinistra. A parte quelli di sinistra, ovviamente". Sandrone Dazieri - qui
segue elenco dei non-firmatari della campagna no-mondadori...
"Finché potrò scrivere al meglio e in piena libertà e sarò in compagnia di gente che si riconosce in quei valori (autori, editor e lavoratori a vario titolo) io resisterò assieme a loro". Carlo Lucarelli - qui
"La Mondadori non mi ha mai censurato, altrimenti me ne sarei andato. Punto". Diego Cugia - qui
"In quale misura la proprietà dei Berlusconi influenza, condiziona o modifica la mia libertà di esprimermi attraverso le pagine stampate con il nome dell’azienda? Qualcuno può accusare me, o gli altri autori, di avere 'tirato indietro il piedino' per non offendere la proprietà? Dove? Come? Quando?" Vittorio Zucconi - qui
"Quell'aria di libertà che ho ritrovato nell' ambiente di «Repubblica» non è diversa da quella che si è respirata all' Einaudi in tempi ben più difficili di quelli presenti e che ancora vi si respira." Adriano Prosperi - qui
"Il mio obiettivo resta quello di dire quello che penso a più gente possibile nel modo più efficace, con la speranza che, unitamente alla voce di altri, questo possa contribuire a offrire più strumenti di dissenso a chi ne sta cercando. Questo per me è fare cultura. E se è vero che questo si può fare in molte altre case editrici, resto convinta che in Einaudi ci siano per me le condizioni per farlo meglio che altrove". Michela Murgia - qui
"Mondadori pubblica i miei libri, mentre tutti gli altri li hanno rifiutati, 55 volte". Antonio Pennacchi - qui
"Credo che la mia collaborazione debba continuare, perché Einaudi è un pezzo della cultura del nostro Paese. Chi gestisce lo Struzzo ha sempre rispettato l’autonomia degli autori: il giorno in cui dovessi subire un intervento censorio naturalmente me ne andrei. Einaudi continua a pubblicare libri nel solco della sua tradizione". Gustavo Zagrebelsky - qui
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