"You are invited to a remarkable family gathering."

sabato 31 ottobre 2009

Luigi Lombardi Vallauri e la Cattolica



L’Europa: violati i diritti del filosofo «eretico» escluso dalla Cattolica
La Corte di Strasburgo accoglie il ricorso di Luigi Lombardi Vallauri: 10 mila euro di risarcimento
(Corriere della sera, 21 ottobre 2009)

Luigi Lombardi Vallauri si sedette per terra. Lo stupore corse tra studenti e colleghi presenti in aula, a Bari, per la sua conferenza. «Del Dio che emoziona non mi sento di parlare seduto su una sedia - spiegò lui - quindi mentre parlerò di questo Dio starò seduto per terra». Era il 19 aprile 1996.

Filosofo del diritto all’Università di Firenze, l’allora sessantenne Lombardi Vallauri insegnava anche, dal 1976, presso l’Università del Sacro Cuore di Milano. Il rinnovo annuale del contratto con la Cattolica era divenuto mano a mano più spinoso. L’incontro di Lombardi Vallauri con le religioni orientali aveva inasprito la sua critica del cattolicesimo. Seduto per terra in quella mattinata barese, Lombardi Vallauri celebrò «il Gange dell’umanità in cui si gettava come affluente il Tevere del cattolicesimo romano». Poi, finita la meditazione sul «Dio che emoziona», passò «al Dio professionale filosofico, di cui si può benissimo parlare seduti a un tavolo congressuale». E da lì, dal tavolo congressuale, smontò l’ortodossia, la tradizione. La teologia naturale tomista, soprattutto: «Ircocervo consistito nell’attribuire all’etnico, geloso, furiosotenero, bellicamente e giuridicamente feroce, idiosincraticissimo Yahvè e al dolcissimo-spietato 'Padre' impassibili attributi ontologici desunti da una ingegnosamente violentata ontologia generale aristotelica».

Questo Lombardi Vallauri, incontenibile nello stile e nella sostanza, fu convocato in Vaticano due anni dopo, il 23 ottobre 1998, per un colloquio presso la Congregazione per l’Educazione cattolica. Quando i colleghi della Cattolica si riunirono, dieci giorni dopo, il preside comunicò la decisione vaticana: per le sue posizioni «nettamente contrarie alla dottrina cattolica», Lombardi Vallauri non doveva più insegnare nell’Università Cattolica «per rispetto della verità, del bene degli studenti e di quello dell’Università». Dopo vent’anni di rinnovi, l’incarico cessava. Lombardi Vallauri ricorse al Tar della Lombardia, poi al Consiglio di Stato. Facile la risposta dei giudici amministrativi: non sindachiamo quello che decide la Chiesa; così vuole il Concordato, così vuole la Corte costituzionale, già pronunciatasi nel 1972 sull’analogo caso Cordero. Rimane va solo la Corte di Strasburgo. E ieri mattina la Corte europea dei diritti dell’uomo ha deciso.

Il ricorso di Lombardi Vallauri è stato accolto. L’Italia è stata condannata per aver violato la libertà d’espressione del professore e il suo diritto a un giusto processo. La vera condannata è l’Università Cattolica, invano costituitasi di fronte alla Corte europea; soprattutto quel pezzo di Cattolica che in un fatale consiglio di facoltà, ricostruito dai giudici europei, respinse a risicata maggioranza la mozione in cui si domandavano chiarimenti alla Santa Sede. Per la Corte di Strasburgo, quella degli organi accademici milanesi contro Lombardi Vallauri fu una decisione «priva di motivazione e presa in assenza di un reale contraddittorio». Dall’esame della Corte europea esce male anche la giustizia amministrativa italiana: censurata da Strasburgo per aver abdicato al suo dovere di vaglio dell’atto in criminato, per essersi nascosta dietro un comodo rinvio alla decisione della Santa Sede.

Due traiettorie s’intrecciano. Quella personale di Lombardi Vallauri. E quella collettiva dei diritti e delle religioni in Europa. Lombardi Vallauri è un pensatore di genio. Originale; controcorrente. Non un buffone, non un eretico a tutti costi. Ha maturato con fatica le sue posizioni. Ben dentro un cattolicesimo cui lo legano, tra l’altro, parentele illustri. La collisione con le autorità cattoliche è seria. A causa del rigore analitico nella denuncia di quel naturalismo teologico in cui è caduto, secondo il filosofo, il pensiero cattolico. E per il modo: per quel lavorio intellettuale che si fa immaginazione, contemplazione; per l’alleanza tra ragione e stupore contro un discorso su Dio squadrato, razionale, politico. Senza contraddittorio.

Analoga traiettoria oppone in Europa il vecchio ordine dei concordati, della laicità francese, delle nordiche Chiese di Stato - i vecchi modelli Stato/Chiesa, insomma - al nuovo paesaggio. Caotico e pieno di opportunità. Non basta più dire la parola magica «concordato »; né arretrare di fronte alla sovranità della Santa Sede, all’intoccabilità del diritto canonico. Lo ha compreso Benedetto XVI, molto attento all’incontro di lunedì scorso col neo ambasciatore della Commissione europea. Non lo ha ancora compreso l’Italia, già condannata dalla Corte nel 2001 in un caso simile a quello di Lombardi Vallauri. L’arena europea impone nuove regole alla vecchia partita tra ideologie e fedi, Chiese e Stati. Alla Corte europea ci son giudici, come il dissenziente portoghese Barreto, per i quali il Concordato è sacro quanto è sacra la religione. Ma anche giudici per i quali è scontato che i diritti valgano più dei Concordati. Giudici che temono di dovere domani al diritto islamico quello che si dà oggi al diritto canonico. Come la belga Tulkens, censore della laicità turca in difesa del diritto al velo. O come l’ungherese Sajó, per il quale separare trascendente e pubbli ci poteri è tanto necessario quanto è vero, come ha scritto di recente, che «i cimiteri esistono per ragioni di sanità pubblica, non per facilitare la resurrezione». L’Europa spariglia il gioco. La ragion di Stato non è più sola. Il diritto canonico, il diritto ebraico, il diritto islamico vanno ormai difesi a Strasburgo, a Bruxelles.
Luigi Lombardi Vallauri celebra. «Brindo in famiglia, al diritto», dice. Alle regole del giusto processo, che sono poi «le stesse d’ogni vero dibattito intellettuale ». È questo il valore dei diecimila euro che lo Stato italiano è stato condannato a versargli. Il Dio del filosofo seduto per terra sfida il Dio cattolico. La giustizia europea dei diritti sfida l’ordine concordatario italiano.

Marco Ventura
docente di Diritto ecclesiastico a Siena. Direttore del Centre for Law and Biotechnologies dell’Università di Siena. Membro del centro Società, Diritto e Religione dell’università di Strasburgo.

* * *
"L'università può sospendere chi vuole"
il commento di Emanuele Severino, all'epoca dell'espulsione (1998)

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martedì 27 ottobre 2009

The Believer


Seconda parte video


The Believer di Henry Bean (2002)
ispirato alla storia vera di Daniel Burros, ebreo nazista




From Jew to Jew-Hater: The curious life (and death) of Daniel Burros
di William Bryk, New York Press, 25 febbraio 2003

"L'ebreo che odiava gli ebrei: la strana vita (e la morte) di Daniel Burros"
(sintesi dell'articolo, in italiano)
Daniel Burros, figlio di George e Esther, nipote di ebrei russi, nasce nel 1937. Scuola ebraica, Richmond Hill. Bar mitzvah, 1950.
Quoziente intellettivo: 154. Primo della classe al liceo, ma ansioso, al limite dell'isterico. Terrorizzato dall'idea di 'perdere', a qualsiasi gioco. Emarginato. Non ha amici. Si arruola nell'esercito, ma viene congedato per turbe mentali. (...)
Nel 1960 diventa segretario dell'American Nazi Party. Viene arrestato quattro volte. Una volta, per atti di vandalismo contro la Anti-Defamation League ebraica. In questo periodo un amico gli fa un ritratto a olio che lo ritrae in alta uniforme nazista, con alle spalle i forni di Auschwitz. Porta con sé una saponettta con su scritto: "Fatta col migliore grasso ebreo". I compagni di partito lo prendono in giro per la sua camminata, che chiamano "il passo dell'oca zoppa". Ha sempre i tacchi degli stivali consumati ai due lati esterni.
Diciotto mesi dopo lascia il partito e il suo quartiere generale, e torna a casa. Lavora in una tipografia. Con un gruppetto di dissidenti fonda l'American National Party e la rivista "Kill!" Il suo primo editoriale si intitola "L'importanza di uccidere": "Uccidi! Uccidi! uccidi! Erigi la tua prima catasta di cadaveri di traditori, da cui potrai scorgere un grande futuro all'orizzonte." Partito e rivista hanno chiuso meno di un anno dopo.
Nel '64 viene arrestato dopo un'azione condotta dal suo gruppo contro alcuni manifestanti neri. Condannato, esce su cauzione pagata dai genitori.
Nel 1965 incontra Robert Shelton, leader di una fazione del Ku Klux Klan, che lo nomina subito Gran Dragone di New York, dove coordina alcune decine di membri del Klan.
Il Comitato per le attività anti-americane identifica Burros, che viene espulso dal Klan. Un agente governativo che ha indagato su di lui sa che Burros è ebreo e, per fermarlo, fa una telefonata al New York Times. Il giornale assegna il pezzo a Richard Phillips.

Insieme ai due colleghi Blumenthal e Roberts, Phillips ricostruisce la vita di Burros, dal liceo ai gruppi neo-nazisti. Trova i genitori, che però non vogliono parlare. E ai tre giornalisti serve la prova che Burros è stato un vero ebreo, anche un solo giorno della sua vita.
Phillips lo incontra in una tavola calda, e Burros lo minaccia. Fuori dal locale, lo minaccia un'altra volta. Phillips, un fervente evangelico, gli dice: "Come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio". Burros gli confessa che ormai è troppo tardi, non può cambiare. La sua vita gli piace. Si stringono la mano e si lasciano.
Il giorno dopo, poche ore prima della scadenza per la consegna del pezzo, Blumenthal trova traccia del bar mitzvah di Burros. Il pezzo va in stampa.
Il 31 ottobre del 1965, Dan Burros è a casa di Roy Frankhouser, Gran Dragone di Pennsylvania. Esce a comprare il giornale e aprendolo esclama "Oh, mio Dio". Tornato a casa, si precipita in camera di Frankhouser, seguito dai compagni. Afferra la pistola sulla scrivania e dice: "Non ho più niente per cui vivere". Dopodiché si spara un colpo al petto. La ragazza di Frankouser urla. Burros, ancora in piedi, dice: "Questa è la volta buona". E si spara un colpo in testa.
Di fronte al corpo del figlio, all'obitorio, Esther dice: "Era un così bravo ragazzo".

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domenica 11 ottobre 2009

Michael Hedges



Michael Hedges, 1953-1997
Il sito ufficiale

ASCOLTI:
Ragamuffin (di Michael Hedges)
Arrowhead (di Michael Hedges)
Beacause It's There (di Michael Hedges, per la colonna sonora del film Uemura Naomi monogatari)

Ragamuffin suonata da Brian Thomas Carlton
Arrowhead suonata da Giovanni Baglioni

Ragamuffin in cinese
Video-lezione di chitarra

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sabato 10 ottobre 2009

Tecniche di scrittura creativa

E' uscita la nuova canzone di Carmen Consoli Non molto lontano da qui; anche questo pezzo, come molti altri suoi, porta una dedica particolare per i titolisti de Il Resto del Carlino.

Il pezzo comincia così:
Amore mio, non sempre tutto volge per il verso giusto:
ma non è soltanto a causa del maltempo
se il raccolto è andato perso.
Ed è buffo come a volte il tempo scorra
meglio del previsto: un panico incombente
ci costringe ad addomesticare
un fervido sorriso, un benessere improvviso.
E’ forse una remota speranza la felicità?
Godersi il sole in dicembre, non molto lontano da qui nevica.

Anche io ho scritto una canzone e vorrei ringraziare il caporedattore dell'inserto milanese del Corriere.

Oh baby, baby.
Dov'è finito il nostro amore? La procura indaga, lo so.
Ma io non so più aspettare, io non resisto! Temo che gli inquirenti brancolano nel buio.
C'era un tempo in cui i nostri cuori battevano insieme, tu mi insegnavi cos'era l'amore.
Ma ora chi lo fa? Devo aspettare il reintegro dei docenti precari?
Una volta splendeva il sole, ma da un po' ci sono piogge intense, molti garage e case allagati.
Oh baby, baby.


(A proposito di frasi fatte nel giornalismo:
Massimo Loche, Lo scottante problema delle caldarroste, Manni 2005)

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venerdì 9 ottobre 2009

Hapworth 16, 1924

JD Salinger in campeggio a 17 anni (prima fila, primo a sin.)

Seymour Glass, 7 anni, bambino prodigio, poeta in erba e ballerino di tip-tap, è in campeggio col fratello Buddy di 5 anni, talento in erba anche lui. E scrive una lunga lettera ai genitori, Bessie e Les, artisti del varietà.

In tutta franchezza devo dire che (Pittman) ha lo straordinario dono di sapere aumentare il suo prestigio a spese di un bambino; è uno sciacallo intelligente e un loquace parassita. E' lo stesso tipo, un uomo di ventisei anni, non certo un novellino, che ha detto a Buddy, in mezzo  ad una folla di sconosciuti: "Credevo che ti considerassero un ragazzo intelligente". Ora, vi sembra questa un'osservazione coscienziosa da fare ad un bambino di cinque anni? (...)


Grazie a Dio, non avevo un'arma decente con me e così ho evitato che la vergogna o il disonore ricadessero su tutta la famiglia quando è stata fatta questa rivoltante, schifosissima osservazione. Comunque, un po' più tardi, colsi l'occasione di dire a Roger Pittman, è questo il suo nome completo, quello che gli hanno dato i suoi sfortunati genitori, che lo avrei ucciso o che mi sarei suicididato, forse anche prima di sera, se avesse parlato di nuovo in quella maniera a Buddy o a qualunque altro bambino di cinque anni.  Credo che sarei riuscito a reprimere questo impulso criminale al momento decisivo, ma, per quanto doloroso, va ricordato che una vena di pazzia mi attraversa proprio come un fiume tumultuoso: non si può ignorarlo. Non ho corretto questa mia fastidiosa instabilità nelle mie due precedenti apparizioni*; con mia follia e disgusto; non potrà certo essere corretta con preghiere amichevoli ed allegre. Può essere corretta solo da un grosso sforzo da parte mia, grazie a Dio; non posso pregare in maniera onorevole  o intima qualche incantevole e divino smidollato di intervenire per mettere ordine al posto mio. La sola idea mi rivolta lo stomaco. Del resto, la lingua umana potrebbe essere proprio la causa del mio completo capitombolo in questa apparizione, a meno che non mi sbrighi. Sto tentando disperatamente, da quando siamo arrivati, di lasciare ampio margine alla cattiva volontà, alla paura, alla gelosia umana e alla tormentosa avversione per tutto ciò che non è un luogo comune. Non leggete questa osservazione sconsiderata ad alta voce ai gemelli e non permettete assolutamente che essa giunga alle orecchie di Boo Boo, ma non posso fare a meno di confessare, mentre lacrime irritanti mi scorrono sul viso mutevole, che nel mio cuore non si annida la speranza illimitata per il linguaggio umano così com'è oggi.
   Se il paragrafo precedente è troppo noioso e illeggibile, cercate di ricordare che scrivo ad una velocità incredibile, ad un ritmo assurdo, con un calligrafia senza dubbio degna di ammirazione.

D.J. Salinger, Hapworth 16, 1924, Eldonejo 1997, Traduzione e prefazione di Simona Magherini
Hapworth: in inglese (versione integrale online)
Hapworth: storia dell'
edizione italiana
Salinger.org
Dead Caulfields
Un salingeriano italiano


(*Seymour crede nella reincarnazione - NdD)

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Castelli in aria 2 - Ventesima puntata


Sincerità attiva e passiva 
Possessività e gelosia sono cose diverse...
  • la sincerità è molto più nelle orecchie 
  • bisogna essere sincerogeni
  • lasciare vivere
  • la colpa è delle ragazze o della zia?
  • la sua astinenza è inutile se tutti quanti non si astengono
  • la gelosia è un comportamento generatore di menzogna
  • qui ci sono i casi più interessanti
  • il possessivo non geloso ti vuole con se
  • il geloso non possessivo quando ti ha non sa che farsene
  • tutte cose su cui si può riflettere
  • anche i ragazzetti
  • ideale monogamo un po' peloso, sordidino
  • per ragioni patrimoniali
  • bisogna essere un po' diffidenti
Castelli in aria di Edoardo Lombardi Vallauri
radio3, dal lun. al ven. ore 18

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Bill Hicks - A Tribute



Nell'ottobre del 1993 David Letterman invita Bill Hicks al Late Show. Il monologo del comico viene registrato ma non va in onda. Hicks muore di cancro circa un mese dopo. Nel gennaio del 2009 Letterman invita la madre di Bill, Mary Hicks, per un tributo in cui trasmette integralmente il pezzo censurato. "E' stato un mio errore di valutazione" dice. "Una decisione presa essenzialmente per insicurezza. Ho sbagliato e mi dispiace."

Prima di morire, in una trasmissione televisiva Bill Hicks ha spiegato il motivo della censura: uno spot del movimento pro-life, che doveva andare in onda quella stessa sera. "I thought we lived in the United States of America, instead we live in the United States of Advertising."

A Tribute to Bill Hicks, David Letterman's Late Show,
Part 1    Part 2    Part 3

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La pedagogia di Clint


"La mia prima regola, quando dirigo gli attori, è quella di non essere invadente. Essendo stato attore anch'io, so bene quali sicurezze ci vogliano e quali insicurezze non ci vogliano per dare una buona interpretazione. Io li lascio molto liberi. Se propongono qualcosa di buono, bene. Se propongono qualcosa di un po’ meno buono, allora introduco qualche suggerimento, qualche modifica. Ma cerco di intervenire sempre in modo molto discreto e rilassato, solo così alla fine danno il meglio. Devi metterli a loro agio, creare un ambiente giusto.”

I film di Clint Eastwood
Intervista a Clint Eastwood, The Guardian, giugno 2008

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Dick & Arlene


Un giorno ho ricevuto a Princeton delle matite via posta. Erano di colore verde scuro con una scritta in lettere d'oro: "Richard tesoro, ti amo! Putsy". Era Arlene (io la chiamavo Putsy). Era un'idea carina, ma sapete com'è, le matite si dimenticano in giro... State illustrando una formula al professor Wigner, per esempio, e vi scordate la matita con quella scritta sulla scrivania... A quei tempi scarseggiava la cancelleria, e non volevo buttar via nulla. Presi una lametta da barba e tolsi adagio la scritta da una matita, per vedere se potevo continuare a usarle. L'indomani nella posta trovo una lettera: "Cosa ti viene in mente di togliere la scritta dalle matite? Non sei orgoglioso del fatto che io ti ami?" E poi: "Che t'importa di cosa dice la gente?

Richard P. Feynman, Che ti importa di ciò che dice la gente? 
Richard P. Feynman

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giovedì 8 ottobre 2009

Castelli in aria 2 - diciannovesima puntata

Selezionare l'input - E che cos'è la memoria
  • Arrembante informazione
  • non deve diventare zero input
  • essere passivi, invertire l'ovvio, sdegnare le voci più forti
  • selezionare le voci più deboli
  • non esiste alcun motivo per pensare che siano meno interessanti
  • si è rammollita la persona è un archetipo
  • memoria analogica
  • più ganci sono pronti, più è facile appendere il concetto
  • dargli una funzione nella nostra esperienza
  • mettere gli input a contribuzione della nostra azione concreta
  • l'ingegner Cyrus Smith
  • sa come fare.
Castelli in aria di Edoardo Lombardi Vallauri
radio3, dal lun. al ven. ore 18

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mercoledì 7 ottobre 2009

Castelli in aria 2 - diciottesima puntata


Dotare qualcosa di presentabilità - Un potere dei media
  • Bullismo nelle scuole: è un buon candidato 
  • una forma di realtà ancora migliore 
  • queste cose le aveva già capite un sacco di gente 
  • Guy Debord 
  • il rappresentativo è molto meglio del reale 
  • il vero diventa un momento del falso 
  • inutile irrealtà dove accadono le cose 
  • non vedevo nelle piazze roghi di Pilaquik! 
  • l'azienda non è colata a picco 
  • la gente non va a bruciare i portoni 
  • a rompere i vetri con la fionda 
  • si bevevano 'sta cosa 
  • su qualche cavolo di mezzo di informazione 
  • tutti tronfi per una settimana. 
  • Dio, che schifo 
  • Pilaquik
Castelli in aria di Edoardo Lombardi Vallauri
radio3, dal lun. al ven. ore 18

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Castelli in aria 2 - diciassettesima puntata


Perché meglio rimorsi che rimpianti
Non bene e male (sost.), ma bene e male (avv.)

  • Sono due scontentezze:
  • con cognizione di causa
  • senza cognizione di causa (oltre il danno anche la beffa)
  • alla fine gli esiti si pareggeranno
  • meglio addentrarsi nella terra percorsa da traumi
  • diventare un albero di prugne
  • bene e male sono mescolati in maniera complessa
  • "la cosa sbagliata è preferibile" è un ragionamento del cavolo
  • un guastatore della propria esistenza
  • sarà felice se lo farà bene
  • tutto questo serviva per dire:
  • correre in macchina da bravo non è più perdere il tempo
  • l'intero problema è malposto.
  • Mazzarò, seduto sul corbello,
  • la terra doveva lasciarla lì dov'era.
Castelli in aria di Edoardo Lombardi Vallauri
radio3, dal lun. al ven. ore 18

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lunedì 5 ottobre 2009

Castelli in aria 2 - sedicesima puntata


La vita come Photoshop: toglie contrasto
Anche i grandi giocano
  • Ridurre l’incidenza di bianchi e neri.
  • Bambini disperati, esacerbati, isterici
  • rodaggio traumatico
  • il pallone è assoluto nel bene e nel male
  • stati d’animo interi
  • Noi dei pachidermi pieni di ingredienti diversi.
  • La vita tratta la nostra immagine senza che glielo chiediamo.
  • Rallegrati, Ferdinando
  • la grangia è il mio gioco
  • i giochi che fanno gli adulti sono molto più belli
  • a colpi di eccomi qui!, eccoti lì!
  • Interi
Castelli in aria di Edoardo Lombardi Vallauri
radio3, dal lun. al ven. ore 18

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Castelli in aria 2 - quindicesima puntata


La pianura - Paesaggio indispensabile
  • Ho cercato di prendere sul serio questo aggettivo
  • venuto su come una bolla d'aria in uno stagno
  • esprime la tristezza
  • "Ah, la pianura padana è monotona..."
  • non ci sono mai stati
  • circolare, pestare, affondare, sporcarsi
  • guardare il paesaggio è sottoviverlo
  • Colline chic
  • recinti, steccati e stradelli di piccole proprietà egoiste
  • Piccoli parchi naturali: perché mi disturba?
  • dépliants, cartelli, panchine
  • sono vanterie di esistenza
  • via, via, via! questa è la natura,
  • c'era da prima.
Castelli in aria di Edoardo Lombardi Vallauri
radio3, dal lun. al ven. ore 18

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domenica 4 ottobre 2009

I Shot A Moose



(Traduzione italiana del monologo)
Ho abbattuto un alce, una volta. Lo so, è terribile, ma è così.
Ero andato a caccia a nord dello stato di New York. Lo lego al parafango della mia auto e me ne torno verso casa. Ma non mi ero accorto che il proiettile non lo aveva ucciso - lo aveva solo colpito di striscio alla testa, tramortendolo.

Mentre guido sull’autostrada, imbocco una galleria e l’alce si sveglia. In pratica sto guidando con un alce vivo sul parafango. L’alce alza la zampa per segnalare una svolta… e c’è una legge nello Stato di New York che vieta di viaggiare con un alce cosciente sul parafango, il martedì, il giovedì e il sabato. (...)


Insomma, non so che fare. Panico. Mi viene in mente che alcuni amici danno una festa in costume: ci vado con l'alce, lo scarico alla festa, e me ne lavo le mani. Guido fino alla festa, arrivo di fronte alla porta di casa, con l'alce al mio fianco, busso alla porta e il padrone di casa ci apre.
“Ciao” dico io. “Conosci i Sullivan?”

Entriamo. L'alce comincia a socializzare. Va al buffet, un tipo cerca di appioppargli una polizza. L'alce va fortissimo, tra parentesi. Un mito.
Si fa mezzanotte. C'è la premiazione per i costumi più belli. Il primo premio va... ai Berkowitz: marito e moglie travestiti da alce.

L'alce arriva secondo. E' furibondo. Lui e i coniugi Berkowitz si prendono a cornate, lì in salotto. Finché non stramazzano a terra svenuti. “Questa volta me ne sbarazzo sul serio”, penso. Lo sbatto sul parafango e parto sparato verso il bosco. Ma... ho preso i Berkovitz.

E ora sono lì che guido con due ebrei sul parafango, e c'è una legge nello Stato di New York… eccetera. Comunque, dopo un po' i Berkovitz si risvegliano nel bosco in costume da alce. Il marito viene abbattuto, imbalsamato ed esposto come trofeo di caccia al Circolo del golf di New York. E il bello è che in quel circolo gli ebrei non sono ammessi.

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giovedì 1 ottobre 2009

Castelli in aria 2 - 14a puntata

Snobismo incompleto - Escludere è facile, e cheap...

  • Persone incompletamente snob
  • gli altri non mi valgono
  • io no grazie
  • la sublime mole del Taj Mahal
  • sentiamo il bisogno di mettercela in saccoccia
  • Ah, no, io le foto non le faccio…
  • poi però chiede ai peones
  • Ah, no, io il telefonino...
  • aggioga gli altri a fargli da segretari
  • Ricevimento polveroso non è capace di includere verso l’alto
  • escludere verso il basso lo può fare chiunque
  • non occorre essere importanti per negare la licenza a McDonald’s
  • McDonald's forniva la patente di nobiltà
  • a buon mercato
Castelli in aria di Edoardo Lombardi Vallauri
radio3, dal lun. al ven. ore 18

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